Presa da una grandissima curiosità, ho assistito nei giorni passati allo spettacolo teatrale “Notre Dame de Paris”.
Nonostante non sia un’appassionata di teatro, l’opera è riuscita a colpirmi. L’ingrediente in più che ha fatto sì che in alcune scene io rimanessi a bocca aperta è stata la composizione musicale del geniale Riccardo Cocciante. L’armonia tra coreografie, attori, sceneggiature e luci è tenuta bene proprio dal filo conduttore che è la melodia. Oltre ai testi interpretati dagli attori, è la musica a svolgere il ruolo fondamentale! Al punto tale che anche eliminando le parole si può cogliere tranquillamente la trama dello spettacolo. Inoltre il cast, composto da attori/cantanti davvero completi, è riuscito a dare una sfumatura italiana alla Francia del ‘400-’500 sempre molto pertinente e mai inappropriata. Era come se il gotico e il barocco si mischiassero con una punta di cultura puramente mediterranea data dall’attrice centrale Lola Ponce, nei panni della gitana Esmeralda.
La figura del “giullare”, così volgarmente chiamato il poeta e drammaturgo Gringoire (interpretato nella versione italiana da un eccellente Matteo Setti), è l’emblema della centralità che la musica svolge in tutto lo spettacolo: ovviamente il protagonista dell’opera, anche nel romanzo di Victor Hugo, è Quasimodo (Giò di Tonno) il campanaro orfano e deforme della cattedrale, ma, come in ogni opera d’arte, tutto è relativo. Gringoire, secondo alcuni punti di vista, è il protagonista di questo spettacolo, il collante artistico-musicale della Francia del 1482 divisa tra cultura sacra e pagana.
La scelta del regista, Luc Plamondon, degli attori e della collaborazione con Cocciante ha reso “Notre dame de Paris” una rappresentazione teatrale da sold-out anche 14 anni dopo la prima messa in scena all’Arena di Verona.